A PIEDI A SANTIAGO, ROMA, SUI PASSI DI FRANCESCO….  di Nino Leopardi 11/11/2009 alle 07:59
Quando, a fine aprile l’ amico Cerutti mi chiamò sul cellulare per fissare la solita donazione ...

... avevo già il fiato grosso per l’attacco della salita verso San Miniato Alto, fine-tappa sulla via Francigena nel tratto toscano che mi avrebbe condotto – il 6 giugno – a piazza San Pietro a Roma.
Così gli promisi che, al ritorno, gli avrei fatto due righe di relazione, con qualche foto di contorno.
Di tempo ne è passato parecchio e, nel frattempo, ci sono stati anche i 360 km del “Cammino di Francesco” a fine settembre: ora è il momento di saldare il debito… .
Essere pellegrino, zaino in spalla, è una passione cominciata nell’ ottobre 2007 quando, prima di andare in pensione, decisi di “mangiarmi” il mese di ferie arretrate sugli 800 km del “Cammino di Santiago”.
La curiosità, la voglia, -impossibile da soddisfare durante gli anni del lavoro- di “andare a provare ” sono stati la molla.
Poi, il fascino dell’ incontro con il mondo del “Camino”(alla spagnola), fatto di paesaggi (l’ altopiano delle “mesetas”…), di fatica (il male ai piedi…) e – soprattutto – reso vivo dalle donne e dagli uomini (lì mostrano i loro lati più belli…) dei quattro continenti ha deciso per me: valeva la pena di continuare!

Tecnicamente, io ho fatto il percorso classico (detto anche “cammino francese”), da Roncisvalle, passando per le quattro grandi città storiche del nord: Pamplona, Burgos, Leon e Astorga.
Ci ho impiegato 30 giorni, ma non è importante il tempo: ci sono solo gli americani, brasiliani e qualche canadese che lo considerano solo un “trekking”, magari un po’ originale e allora ci fanno le gare… .Per tutti gli altri vale il principio del “camminare lento”.

Solo un consiglio per chi voglia arrivare a Santiago sul percorso classico (ce ne sono altri altrettanto belli ma meno frequentati): evitate i mesi di luglio e agosto per il sovraffollamento dei “rifugi”e per il caldo.

Per tutto il resto, ci sono guide reperibili in libreria e molto “materiale” su internet (vale anche per tutti gli altri “cammini”).
Nel 2008 è stata la volta del tratto italiano della “Via Francigena”, dal passo del Gran San Bernardo verso Roma, ma interrotto all’ altezza di Lucca, quando sul percorso mi raggiunse la notizia della morte improvvisa di mia madre.
Il primo pezzo, fino a Vercelli, me lo sono fatto da solo, poi con due amici con i quali ho condiviso il piacere della scoperta dell’ Italia vista a passo lento. Qui, a differenza del “Santiago”, bisogna preavvertire per trovare alloggio nei “rifugi” e qualche “bidone” l’ abbiamo rimediato: il convento che prima ti aveva detto o.k., mentre stai arrivando non è più disponibile perché tutti i monaci sono in “ritiro spirituale”; oppure il barcaiolo con il quale avevi l’ accordo per traghettare il Po non si trova più, costringendoci ad un lungo giro per passare dal ponte… .
Poi la segnaletica, a volte è carente, spesso contradditoria. Ma sono le “incertezze” ad aumentare il fascino di questo percorso (mai scontato!).
Alla fine di aprile di quest’ anno abbiamo ripreso e concluso questa via, con l’ arrivo in piazza S Pietro. E’ stato emozionante camminare sugli antichi percorsi dei pellegrini che spesso coincidono con le precedenti strade romane, di cui ancora sono visibili solide tracce.
Dal G. S. Bernardo a Roma ci abbiamo impiegato, complessivamente, 36 giorni. E’ un percorso più duro di Santiago, anche per la morfologia del territorio (lo “scollinamento” del passo della Cisa lascia il segno e la vista in lontananza di Sarzana sembra un miraggio…).

L’ ultima fatica l’abbiamo conclusa ad ottobre, con il “Cammino di Francesco” – 15 tappe - dal monastero della Verna a Poggio Bustone, passando per i luoghi segnati dalla spiritualità del “Santo poverello”. Tra gli altri, Sansepolcro, Gubbio, naturalmente Assisi, ma anche Spello, Trevi , lo “speco” di Narni, Greccio, il monastero di Fonte Colombo… .

Almeno per una parte, siamo stati in tre: oltre al mio vecchio compagno e coscritto Antonio Rinolfi, faceva parte della spedizione il suo giovane nipote Alessandro Borsotti, anche lui donatore AVIS e nipote del Direttore Sanitario della nostra sezione.

Questo terzo pellegrinaggio mi ha consentito di affinare alcuni aspetti squisitamente “tecnici”: se per “Santiago” avevo sulle spalle un peso di circa 12kg e sulla “Francigena” ero a 10,5kg, ora sono arrivato a 8,5kg.
Certo, il cambio dello zaino e del sacco a pelo ha influito, ma solo l’ esperienza mi ha consentito di lasciare a casa cose che pensavo indispensabili solo due anni fa… .
Ecco, per metafora, “andar pellegrinando” ti consente dapprima di capire cosa effettivamente ti serve per vivere (veramente poco, Francesco insegna…), e poi ti mette in chiaro che sarebbe opportuno disfarsi dei “pesi superflui”… .
Sul “Santiago”, qualcuno che era all’ ennesima esperienza, suggeriva di rientrare a casa “per gradi”, non di botto (con l’aereo), per non avere schok da riadattamento… .
Anche per questo, non è facile smettere: il cammino continua!
L’ anno prossimo ci aspettano i 1050 km (in due trances) della “via Domizia” con un tratto a seguire di “via Tolosana”, dal passo del Monginevro a Lourdes .
Si può fare!


   
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