APPELLI PER IL SANGUE: SPESSO SONO VERE BUFALE di Edorado Stucchi - CORRIERE DELLA SERA 20/01/08
22/01/2008 alle 17:02
Lappello era girato come Sms sui telefonini e come e-mail via Internet già a marzo 2007 e, dopo uninterruzione, eccolo ricomparire nei primi giorni del 2008. Chiedeva sangue di un certo tipo per un bambino colpito da leucemia e ricoverato allospedale Meyer di Firenze. «Questo appello è infondato» si è subito preoccupato di comunicare lospedale, per bloccare la catena di SantAntonio che stava mandando in tilt il centralino della struttura. «Non cè alcuna emergenza sangue - precisa un comunicato del Meyer -. Tali iniziative non favoriscono il nostro lavoro, anzi lo bloccano». Anche Fidas, la Federazione delle associazioni del sangue e lAvis hanno informato della «bufala» gli iscritti con messaggi sui loro siti. Ma perché spuntano questi appelli? E quale obiettivo si pongono i loro ideatori? «Purtroppo, - spiega Giuliano Grazzini, direttore del Centro nazionale sangue - pare che nemmeno la Polizia postale, competente per questi eventi, sia riuscita a trovare il bandolo dellan certezza alla gente è di non prestare attenzione a questi appelli, perché lemergenza in Sanità non può essere risolta con spinte emozionali. II sistema italiano di raccolta sangue è fondato sullassociazionismo e sulla donazione volontaria di persone conosciute che, con il loro stile di vita sano, garantiscono sangue sicuro. Fortunatamente, grazie al milione e 65omila donatori possiamo garantire le trasfusioni in tutti gli ospedali italiani, mentre per i prodotti emoderivati (albumina, immunoglobuline e fattori della coagulazione) dipendiamo ancora in parte da Germania e Stati Uniti». Eppure, a volte le richieste di donazioni partono da strutture sanitarie e reparti qualificati. «E vero, - precisa Grazzini - ma questi episodi non devono accadere. Va chiarito che il sangue donato in queste circostanze non serve al familiare ricoverato, ma va ad aggiungersi alle scorte generali. In ogni caso, si deve evitare di formulare richieste ai parenti del malato, nel momento in cui sono provati dalla malattia del congiunto, perché donare sangue periodicamente è una forma di solidarietà civile, a beneficio di tutti».