BOGNANCO  di Paolo Crosa Lenz 24/06/2008 alle 09:53
Bognanco, 22 giugno – Pedalando in Val Bognanco, un’afosa domenica di giugno, capisci tante cose.
Da Domo alle Fonti, i villaggi sono alti sulla strada e dove si staccano le mulattiere vi sono i cartelli “affittasi” e “vendesi”. E’ il simbolo della montagna povera dell’Ossola e fa pensare ad una seconda ritirata, dopo quella devastante degli anni ’60 del Novecento. Una nuova fuga sregolata (e disperata!) dalla montagna. Alle Fonti (è mezzogiorno) i tavolini sono ordinati davanti a bar e ristoranti, ma non c’è nessuno! Un villaggio fantasma.
Al timbro di Graniga incontro due signori tedeschi in vacanza a Locarno (sono venuti a Domo in Vigezzina e in Bognanco in mtb). Ammiccano con ammirazione alla mia divisa. Quando spiego loro che l’AVIS non è una fabbrica di caffettiere, ma un’associazione di donatori di sangue, la signora si apre in un largo sorriso: “Ja, gut!”.
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